Oltre il muro di Berlino

Il nostro viaggio a Berlino inizia in una fredda mattinata di Marzo, con il sole che comincia ad alzarsi ed un sonno che a mala pena ci fa stare diritti. Ore 6, sempre Ciampino. Non siamo soli perché, come al solito, ci sono i nostri amici di sempre, pronti a condividere con noi ogni avventura. L’aeroporto è vuoto, al gate c’è poca gente, imbarco, controlli ed in men che non si dica ci ritroviamo al posto A9 del volo Roma – Berlino. C’è un bel clima sull’aereo: nessun bimbo piange, nessuno parla ad alta voce, nulla di nulla! L’ideale per recuperare qualche ora di sonno!

Due ore di volo ed eccoci in terra Germanica! Qui l’aria è più calda e c’è un bel sole pieno ad aspettarci. Prendiamo i bagagli e ci dirigiamo diritti alla biglietteria. L’aeroporto dista 18 km dal centro di Berlino, quindi non ci resta che prendere l’Airport Express (il treno veloce) che impiega circa 30 minuti per arrivare in città. Le linee dell’Airport Express sono la RE7 e la RB 14 che riconoscerete dal colore rosso, il tutto ad un costo di 3,30€. Ci sediamo ai primi posti che troviamo anche perchè siamo solo noi nel vagone e cominciamo a sfogliare la nostra Lonely Planet, per scovare qualche bel posticino dove poter andar a mangiare per pranzo. A Berlino trovi di tutto, dal grande ristorante alla semplice taverna. Ciò che ci ha colpito di più però è Burgermeister. Ma di questo ne parleremo dopo. Scendiamo dall’express ad Alexanderplatz e risaliamo su un altro trenino, direzione Ostbahnhof. Qui c’è il nostro hotel : il Moxy hotel . Giovane, dal design moderno, in pieno stile metropolitano, il Moxy è l’hotel di punta della zona e dato il suo arredo, sembra quasi di essere a casa. Il tutto viene condito da un’accoglienza molto calorosa da parte di tutto lo staff, che immediatamente si occupa della nostra sistemazione e in 10 minuti siamo nella nostra camera. Piccolina ma confortevole.

Dopo una bella doccia rigeneratrice, carichiamo i nostri zainetti di videocamera e fotocamera e siamo pronti per esplorare la città! A 10 minuti da dove siamo noi, c’è la cosa più rappresentativa di Berlino : lEast Side Gallery. Un chilometro e mezzo di storia e senza dubbio il chilometro e mezzo più bello che abbia mai percorso. Si è vero, voi vi starete chiedendo come si può dire una cosa del genere davanti ad un muro che per molti anni ha diviso la Germania? Credetemi è cosi! Oggi è un muro vivo! Vivo come i colori che lo ricoprono e come i messaggi che trasmette. I graffiti dell’East Side Gallery e i murales che straripano dalle pareti hanno dato nuovamente colore ad una città dominata dal nero e dalle varie gradazioni di grigio. E non vi fermate a guardare solamente il lato estetico di questo muro, soffermatevi su ogni disegno e cercate di capirne a fondo il significato. Perché ognuno ha il suo.

Percorrendo tutto il muro si arriva all’Oberbaumbrücke che è un ponte a due livelli sul fiume Sprea. Costruito in legno nel 1724 è rimasto per decenni il ponte più lungo di Berlino. Oggi unisce i quartieri di Friedrichshain e Kreuzberg. Lo percorriamo tutto perché dalla parte opposta c’è il luogo che abbiamo scelto per pranzare. Non vi aspettate il grande ristorante a 5 stelle perché Burgermeister è un chiosco semplice, anzi vi dirò di più, quello che all’apparenza può sembrare un semplice chiosco, in passato altro non era che una stazione di bagni pubblici! Nonostante ciò, questo posto si è guadagnato il titolo di miglior Hamburgheria di Berlino e ciò è testimoniato dall’incontro “culturale” dei Berlinesi che ogni giorno affollano questo locale. Vi devo parlare di quanto è buono il panino? Penso che basti la fama, per spiegarlo.

A pancia piena tutto riesce meglio, anche affrontare uno dei luoghi più tristi della città: il museo Ebraico. Arrivandoci a piedi attraverso le strade animate di Kreuzberg, tra parchi colorati e bambini felici, qualche bicicletta e intonaco scrostato, il Jüdisches Museum di Libeskind, è un imponente struttura che è stata riconosciuta come la più grande d’Europa in materia di memoriale degli Ebrei. All’interno vi è un percorso fatto di sprofondamenti e riemersioni, di cadute e rinascite, penombre e illuminazioni, diciamo che si vive un vero e proprio viaggio di disagio, che poi l’intenzione dell’autore era proprio quello: creare una sensazione di ansia e angoscia per emulare ciò che hanno vissuto gli Ebrei in quel periodo maledetto.
L’interno è un continuo alternarsi di sale museo e sale-esperienza vere e proprie come il giardino dell’esilio, la torre dell’olocausto e soprattutto la sala delle foglie cadute. Si parla di foglie, ma in realtà è una metafora. Perché la Shalechet è un grosso corridoio stretto e lungo, con il pavimento completamente ricoperto da 10.000 volti in acciaio. I visitatori sono invitati a camminare su di essi e ad ascoltare il fragore prodotto da queste lastre di metallo che sbattono l’una contro l’altra e contro le persone che passano. Il frastuono e l’angoscia per tutti quei morti fanno desiderare di uscire al più presto dalla sala, senza poter smettere di calpestare le teste delle vittime della shoah. Brividi veri!

Direi che per oggi abbiamo dato abbastanza. Il sogno ora e quello di tornare in hotel, doccia calda e poi a nanna che domani si riparte! C’è una città da scoprire!!


GIORNO DUE

Il giorno numero due apre il suo sipario molto presto. Dall’Italia c’eravamo informati circa le modalità per visitare il Bundestag (il parlamento federale tedesco) e avevamo letto che bisognava assolutamente prenotare per entrare. Unico problema è che l’ultima visita rimasta disponibile era per le 8 di mattina. Non avevamo alternative! Cosi dopo un bella doccia mattutina, alle 7,30 siamo già per strada. Fa freddo e di andare a piedi proprio non ci pensiamo minimamente, cosi, app alla mano,  dopo cinque minuti ecco spuntare da in fondo la via dell’hotel, l’auto di Uber. A quest’ora Berlino è tutt’altro che deserta: ci sono i negozianti che sistemano le vetrine, gente con la 24 ore pronte ad affrontare una giornata di lavoro, ci sono i netturbini che provvedono a tenere la città pulita e vivibile. Vedendola cosi attiva mi viene da pensare a quanto sia pesante l’incancellabile passato di questa città, che nonostante tutto cerca lentamente di dimenticare. Incancellabile perché ovunque c’è il ricordo a quel brutto periodo. Berlino è grigia di suo ma fa di tutto per avere un futuro a colori.
Lasciamo i 12€ al nostro autista, ci rimettiamo berretti e sciarpe e scendiamo: davanti a noi si palesa il Bundestag! La sede del Parlamento tedesco è, soprattutto grazie alla sua cupola, uno dei simboli non solo della città di Berlino, ma dell’intera Germania. Infatti sopra di esso, vi è una grande cupola a vetri, visitabile, dove la vista è qualcosa di spettacolare. Prenotate tutto direttamente dal sito ufficiale e lasciatevi trasportare da questo stupendo viaggio all’interno di questa palla di vetro: ripercorrerete le tappe più importanti della città di Berlino e, grazie alle audioguide gratuite, avrete la possibilità di capire fino in fondo la storia di tutti i monumenti eretti nella capitale tedesca.

La visita dura all’incirca un’ora e mezza ma noi siamo rimasti di più, con la speranza di uscire e di trovare un cielo più bello visto che l’arrivo di alcuni nuvoloni non promettevano nulla di buono. Davanti al Bundestag c’è un gran prato verde, dove tanti studenti si assiepano per studiare, ascoltare musica o semplicemente godersi un momento di tranquillità. Noi ne approfittiamo per ricaricare le pile. Mentre siamo su questa grande distesa verde, la nostra attenzione viene catturata da un megafono, che ovviamente ha l’accento tedesco. Seguiamo quella voce, che ci porta diretti ad uno dei monumenti più rappresentativi di Berlino, nonché il più conosciuto : la porta di Brandeburgo.
Brandenburger Tor è alta 26 metri e larga 65 ed è stata realizzata nel 1791. Fu progettata da Langhans che si ispirò all’ingresso dell’Acropoli di Atene. Furono così realizzate 12 colonne doriche in pietra arenaria che, a loro volta, formano cinque passaggi per l’attraversamento. Segnava l’ingresso in città. Nel 1793 sopra al monumento fu posta una quadriga in bronzo rappresentante la dea greca della pace Eirene, con quattro cavalli, la corona prussiana e un’aquila in mano.

Capiamo ben presto che cosa è quella voce che fuoriesce dal megafono poiché sotto la porta si sta svolgendo la 38esima edizione della maratona di Berlino. Più di 40 mila atleti hanno letteralmente invaso le vie principali della città. E’ un’atmosfera unica perchè i Berlinesi vivono questa giornata come una festa. Noi ci mettiamo a bordo della pista per vedere più da vicino i corridori.

Poco più in la della Porta c’è un labirinto di cemento dedicato al più grande sterminio della storia: il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa . Dall’esterno appare come una griglia molto precisa nelle forme: un rettangolo di 19mila metri quadrati suddiviso al suo interno da 2711 blocchi di cemento, le cosiddette stele, posti ad identica distanza l’una dall’altra. Ciò che cambia è la loro altezza. Il Memoriale ha una caratteristica molto particolare: il terreno su cui è posato è un continuo sali scendi che riesce a fare perdere ogni punto di riferimento a chi passeggia tra i blocchi e fa un certo effetto camminare tra questi enormi parallelepipedi di marmo e granito e chiedersi il perché dell’Olocausto.

Ok, sono le 14 ed è decisamente l’ora di mangiare. Fin da quando son partito ho un pensiero fisso: provare il tanto rinomato Curry36 . Nel mondo dei “sogni” mi aspettavo un bel posticino carino, con tavoli di legno e ambiente accogliente, nella realtà il Curry si presenta come un fast food di qualità, servizio zero, tavoli all’aperto ma würstel eccezionali! Ne prendiamo due a testa e tutti rigorosamente conditi con paprika bella piccante.

Il tempo si è decisamente ripreso, ora c’è il sole e a tratti fa anche caldo. Cosa possiamo visitare all’aperto? Ma certo! A 800 metri da dove siamo noi c’è il tanto rinomato Zoo di Berlino. Premetto che sono contro qualsiasi forma di sfruttamento animale ma in questo caso è diverso perché questo parco animale collabora con numerose università e istituti di ricerca in tutto il mondo, e promuove il Programma Europeo per le specie in pericolo (EEP), nato per preservare specie minacciate e a rischio estinzione. Vanta circa 20 mila animali in 1500 specie diverse provenienti da tutto il pianeta e ogni anno oltre 3 milioni di visitatori si recano qui per ammirare esemplari rari di tutto il mondo. Ecco noi rientriamo in qui 3 milioni. Il parco è immenso suddiviso in varie aree a seconda delle specie che il parco ospita. Meravigliose sono le giraffe e gli elefanti, cosi come gli scimpanzé e i gorilla, per non parlare di tutti gli animali acquatici!

Per visitarlo bene tutto ci voglio all’incirca due ore e questo testimonia la grandezza di questo parco. Quindi se avete intenzione di fare tappa qui, armatevi di tanta pazienza! Sono le 19 e abbiamo ancora voglia di esplorare la città. Ci serve qualcosa di semplice e che non occupi troppo tempo: il Checkpoint Charlie!
Il Checkpoint Charlie era il punto di frontiera tra le due zone Est e Ovest di Berlino, la prima controllata dai sovietici e l’altra dagli americani. Era l’unico passaggio tra le due parti della città per stranieri, diplomatici e membri delle forze alleate; nel tempo è divenuto il simbolo della Guerra Fredda. Dove originariamente si trovava il Checkpoint Charlie è stata creata una replica identica alla prima cabina di controllo americana, ove si trova una copia del famoso cartello contenente la frase in inglese, russo, francese e tedesco che avvisa che “state uscendo dalla zona americana“; per 365 giorni all’anno di fronte alla cabina si trova un uomo in uniforme che sostiene la bandiera americana, e milioni di turisti ogni anno si fanno fotografare vicino a lui che in cambio chiede solo un po’ di spiccioli.

Ora siamo veramente stanchi ed anche affamati. Come al solito cerchiamo su TripAdvisor un bel ristorantino dove poterci riscaldare con un bel boccale di birra e della carne alla griglia. Troviamo il ristorante dalla tipica atmosfera bavarese chiamato ” Augustiner am Gendarmenmarkt ” che riesce a soddisfare i nostri bisogni: stufato, misto di carne, patate, stinco….bisogna continuare?? Usciamo dal ristorante con le pance piene. La stanchezza comincia a prendere il sopravvento, cosi decidiamo di tornare al Moxy perché ciò che voglio ora è solo una bella doccia calda. Si conclude cosi questo secondo giorno a Berlino, molto faticoso ma tutto da ricordare!


GIORNO TRE

Penultimo giorno, nonché ultimo da poter sfruttare per tutte le 24h. Decidiamo di prendercela comoda: la mattina abbiamo in programma la visita al Pergamounmuseum mentre il pomeriggio ce lo lasciamo libero per girare per la città, fare shopping ed andare a visitare il famoso Sony Center! Aprendo la finestra della camera, ci accorgiamo che il tempo è veramente pessimo. Nubi grigie si addensano nel cielo di Berlino, facendo cadere tutta la città in una coltre grigia e buia. Dalla valigia tiriamo fuori gli ombrelli perché, sicuramente, oggi li useremo. Davanti l’hotel c’è il taxi che ci attende. L’autista è un tipo particolare, baffuto e un po’ taciturno, complice anche la difficoltà nel comunicare con noi. In 15 minuti, ci porta sull’isola dei musei di Berlino, dove, appunto, è situato il Pergamoun . Il museo prende il nome dall’antica città di Pergamo in Turchia dove sono state trovate la maggior parte delle opere esposte.
In realtà il museo ospita tre collezioni diverse: 1) la collezione di arte antica (Antikensammlung); 2) il museo dell’Asia Anteriore (Vorderasiatisches Museum); 3) Il museo dell’arte islamica (Museum für islamische Kunst). I tre musei si trovano nello stesso edificio, sono collegati tra di loro e si paga un unico biglietto, da prenotare online in anticipo al costo di 12€. Nonostante l’Altare di Pergamo sia in ristrutturazione almeno fino al 2019, il Pergamonmuseum offre una collezione di antichità unica al mondo, tra cui la Porte di Mileto e quella di Ishtar.

Dopo due ore immersi nella storia antica, eccoci nuovamente per strada. L’aria è fredda e il vento, di certo, non aiuta. L’unica cosa positiva è che quelle nubi dense di inizio mattina, sembrano essersi allontanate. L’isola dei musei è situata nella parte settentrionale della città e viene chiamata in questo modo, proprio per il gran numero di musei internazionali che si trovano in quest’area. Da Alexanderplatz dista quasi 2 km, perciò abbiamo bisogno della metro.
Devo essere sincero, da una piazza importante come quella di Alexanderplatz mi aspettavo molto di più e non una “landa” desolata con decentrata una piccola fontana che zampilla acqua tutto il giorno. Sta di fatto che arrivati alla piazza centrale di Berlino, rimaniamo un po’ spaesati. Abbiamo fame e la mancanza di internet non ci aiuta nel trovare un bel posticino per fare un bel pit-stop. Da lontano il mio sguardo incrocia un’insegna alquanto familiare: Gregory’s cafè  . Già quando sono stato a Budapest mi sono fermato in questo piccolo cafè per gustarmi un piatto veloce e cosi è stato anche qui: panino ai cereali, prosciutto e cheddar. Diciamo che questi pasti aiutano anche dal punto di vista economico.
Terminata la sosta, ci rimettiamo in marcia, direzione Sony Center che a dirla tutta non è una vera e propria attrazione di Berlino ma comunque in tantissimi me l’hanno consigliato.
Il Sony Center è un’importante opera di architettura moderna, progettata dall’architetto Helmut Jahn su commissione della Sony e terminata nel 2000, situata nel quartiere Tiergarten vicino alla piazza Potsdamer.
Il complesso include al suo interno ben 7 edifici ma la parte più interessante e caratterizzante è senz’altro la cupola in acciaio e vetro che domina la piazza ovale sottostante. Il consiglio che vi do è quello di andarci di sera, perché all’imbrunire tutta la cupola viene illuminata e c’è un bel gioco di colori e luci. Inoltre è facile incontrarvi con qualche evento, ad esempio a noi è toccata la prima di “Fast and Fourios”.

L’ultimo pasto caldo ce la godiamo al Lamke Berlin, un pub tipico tedesco, situato vicino ad Alexanderplatz. Tavoli in legno, parquet e boiserie per tutto il locale. Birra, stinco di maiale, pretzel, zuppa, hamburger e poi birra e ancora birra perché questa ultima sera ce la vogliamo godere tutta!
E anche l’ultima sera in quel di Berlino volge al termine e con lei anche la nostra vacanza, fatta come al solito di risate, divertimento e tanta voglia di scoprire un mondo che continua a regalarci magia. Berlino ha una bellezza soggettiva, certo è non una città dai mille colori e questo perché  porta il fardello di un passato scomodo. Ma Berlino è forte, è una città che piano piano sta fuoriuscendo da tutto questo. Berlino, nonostante tutto, è vita!
Abschied von Berlin!!!!


QUESTO E’ IL NOSTRO VIAGGIO, VISTO ATTRAVERSO I NOSTRI OCCHI

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