Ad Arezzo dal Vasari

Quando pensiamo alla Toscana pensiamo sempre a città come Firenze, Pisa, Siena, Livorno. E invece c’è ne è una che storicamente ha un blasone al pari di quelle che ho appena citato. Sto parlando di Arezzo.
Arezzo è una città toscana che conta quasi 100 mila anime. E’ conosciuta al mondo come la città dell’oro, della Giostra del Saracino e, soprattutto, perchè è la città che ha dato i natali ad uno degli artisti più importanti del 1500: Giorgio Vasari.
Ad Arezzo ci arriviamo passando prima per le famose Terme di San Giovanni, situate a Rapolano Terme, piccolo paesino che dista 40 minuti.
La giornata è abbastanza fredda ma ciò che temiamo di più sono dei brutti nuvoloni che si palesano all’orizzonte.
Dopo aver fatto una colazione abbondante, salutiamo lo staff dell’hotel, ringraziandolo per l’accoglienza, carichiamo la nostra macchina e partiamo alla volta di Arezzo.
Tutto scorre secondo i piani, se non fosse che arrivati in città, la nostra amata Smart decide di abbandonarci. Troviamo una sosta di fortuna in un parcheggio situato fuori le mura e li viene in nostro aiuto Maurizio, che poi avrete modo di conoscere, che ci indica un’officina dove lasciare l’auto ed, essendo ora di pranzo, una buona trattoria dove poter saziare la nostra fame.
La scelta ricade nella “Antica Osteria l’Agania” situata al centro della città dove si respira tutta la tradizione e la genuinità dei prodotti locali. Date retta al proprietario, Lapo, che vi saprà consigliare il piatto giusto!
A pancia piena si ragiona meglio e allora prima di andare nel nostro alloggio decidiamo di concederci un giro di “perlustrazione” della città. Diciamo che la pioggia e l’arrivo dell’imbrunire incorniciano questa città sotto un’accezione negativa ma siamo fiduciosi per l’indomani perchè abbiamo visto le previsioni e ci sarà sole!
Vi ricordate Maurizio? Bene perchè è lì davanti al portone del B&B ad aspettarci. Questa notte saremo suoi ospiti nel bellissimo bed & breakfast ” Residenza fra le Torri“, un appartamento costruito all’interno di un edificio risalente al 1800.

Fuori il tempo non accenna a migliorare cosi ci facciamo una doccia calda veloce e, armati di ombrello, torniamo in strada e continuiamo il giro di perlustrazione della città.
Forse non tutti sanno che Arezzo è un città antichissima addirittura più vecchia d’Alessandria d’Egitto.
Fu un centro romano di importanza strategica, fulcro di fiorenti attività economiche. Nel Medioevo fu un comune di libero, di stampo ghibellino, fino al 1289 diventando poi dominio fiorentino.
Chiusa la parentesi storica decidiamo di non andare nella parte alta della città, quella con i monumenti per intenderci, perchè visto il tempaccio non vogliamo rovinarci le aspettative. Cosi rimaniamo nella parte bassa ma un pò per il freddo un pò perchè in giro c’è pochissima gente decidiamo di “rifugiarci” in un locale che ci ha consigliato Maurizio: Cavour 42.
E’ una trattoria su due piani situata al centro della città dove l’ospitalità e la buona cucina la fanno da padrona. Il proprietario, Luca, è una persona squisita pronta a consigliarvi solo il meglio!
Antipasti e primi divini ma c’è una cosa che ci ha colpito piacevolmente: il tiramisù. Il migliore mai mangiato!
Ringraziato Luca per questa esperienza culinaria torniamo al B&B e alle 10 tutti a nanna. Domani c’è una città da esplorare!


L’indomani la sveglia suona presto tanto che alle 9 siamo già per strada direzione bar per fare colazione.
Scendiamo per Corso Italia e trovato il primo bar aperto. Lì le nostra fame viene sedata.

A pancia piena cominciamo ad esplorare e ovviamente la prima tappa è: Piazza Grande.
Piazza Grande, la piazza trapezoidale più bella di Arezzo, si apre nel cuore della città medioevale ed è un alternarsi di costruzioni di varie epoche che le danno un aspetto suggestivo e scenografico.
Tra gli edifici che caratterizzano la piazza, sono degni di nota l’imponente Palazzo delle Logge, costruito nel 1573 da Giorgio Vasari (1511-1574), continuando a sinistra troviamo il Palazzo della fraternità dei Laici e al centro sorge il Palazzo del Tribunale con la sua elegante scalinata semicircolare.




Proseguiamo per via dei Pileati e, tra una risata ed un’altra, ci dirigiamo verso il Duomo, ubicato sulla sommità del colle dove sorge la città.
Anticamente questa cattedrale paleocristiana sorgeva nella parte opposta rispetto a dove è situata oggigiorno. Infatti la prima chiesa era situata vicino al colle del Pionta, luogo in cui era sepolto e venerato il santo martire Donato (da cui prende il nome la chiesa), fuori dalle mura.
Solamente nel 1511 fu costruitta quella che è l’attuale cattedrale.


Conoscere Arezzo significa scoprire un territorio in grado di offrire un patrimonio naturalistico e artistico molto vasto in un’area straordinariamente concentrata.
Gli affreschi di Piero della Francesca, situati all’interno del Duomo, valgono da soli la visita della città.
Visitato il Duomo anche all’interno, l’idea è quella di salire sulle mura della Fortezza Medicea situata a qualche metro di distanza. Cosi superato il parco artificiale che divide il duomo dalla fortezza veniamo subito bloccati da un cartello all’entrata di questa: “la Fortezza rimarrà chiusa fino a data da destinarsi”.
Con l’amaro in bocca (già pregustavo un bel timelapse con skyline di Arezzo) siamo costretti a cambiare i nostri piani e a dirigerci verso la Chiesa di San Domenico.
Ma prima di fare ciò abbiamo bisogno di mangiare: direzione “Gastronomia il Cervo”.
Usciamo dalla trattoria con la pancia piena e il sorriso in volto e ci domandiamo “ma cosa c’è di più bello che mangiare bene e con la giusta compagnia?
Superate queste domande esistenziali torniamo a macinare chilometri spostandoci nella parte nord della città. Ci ritroviamo davanti alla facciata incompiuta della chiesa di San Domenico. Diciamo che di chiese come queste ne abbiamo viste tante e ovviamente anche di più belle ma ciò che rende unica questa è la presenza, all’interno, di una delle opere più belle del ‘200: il crocifisso ligneo del Cimabue.

Il Crocifisso mostra un Gesù morente, con il corpo inarcato in avanti, la testa appoggiata sulla spalla e gli occhi chiusi. Il torace è segnato da una muscolatura tripartita, le mani appiattite sulla croce e i colori preziosi in maniera sontuosa, sia per l’uso dell’oro che dello squillante rosso. Rimaniamo affascinati da quest’opera completamente illuminata grazie ad un sistema (a pagamento di 1€) di luci che rende ancora più scintillante questo dipinto. Ci sediamo sui banchi e rimaniamo a contempliare quest’opera per un bel pò.
Il cielo cominicia a scurirsi ma prima che arrivi la notte decidiamo di andare a vedere un’ultima cosa: la Chimera.
La Chimera di Arezzo è un bronzo etrusco simbolo del quartiere di porta del Foro. Nella mitologia greca, questa statua, ha testa di leone, la coda a forma di serpente e con una testa di capra nel mezzo della schiena, che terrorizzava la terra della Licia. Ella raffigura un mostro che sta per saltare addosso a qualcuno, probabilmente un nemico, con la bocca spalancata e la criniera irta. La testa di capra sul dorso è già reclinata e morente a causa delle ferite ricevute. Il corpo è modellato in maniera da mostrare le costole del torace, mentre le vene solcano il ventre e le gambe. Ad essere sinceri ce l’aspettavamo più grande ma nonostante ciò fa comunque la sua figura. Ovviamente quella esposta alle intemperie altro non è che una copia perchè l’originale è conservata a Firenze nel Museo archeologico nazionale.

Arezzo è una città in cui vibrano antiche tradizioni, un modo per viverle può essere visitarla durante il penultimo sabato di giugno o la prima domenica di settembre, quando Piazza Grande diventa lo scenario della Giostra del Saracino, un torneo cavalleresco di origini medievali. E’ un torneo molto sentito e vi partecipano i quattro Quartieri in cui è suddivisa la città, ovvero: il Quartiere di Porta Crucifera , il Quartiere di Porta del Foro, il Quartiere di Porta Sant’Andrea e il Quartiere di Porta Santo Spirito
E noi, grazie a Maurizio, abbiamo accesso alla sede del quartiere di Porta Crucifera dove sono contenuti tutti i trofei vinti dai “Colcitroni”. La sala trofei è una sala d’oro, dove all’interno sono contenute moltissime lance d’oro (il premio per i vincitori della Giostra) che appartengo ad epoche diverse. Riviviamo il fasto di questo torneo grazie, anche, ai costumi originali che vengono indossati in quei giorni di festa e che ci vengono mostrati con grande orgoglio da Maurizio.
Peccato però che a tutto c’è una fine e con grande rammarico salutiamo il nostro “Cicerone” e lo ringraziamo di tutto ciò che ha fatto per noi. Usciamo dalle mura della città e ci dirigiamo dal meccanico per riprendere la nostra auto. La Smart è salva, si è trattato di un piccolo problema al motore che però non ci preclude il ritorno a casa.
Ci lasciamo alle spalle una città meravigliosa sotto ogni punto di vista perchè se è vero che è speciale per ciò che la storia ci ha lasciato è altrettanto vero che gli Aretini sono un popolo stupendo: sempre disponibili e sempre con il sorriso sulle labbra. Ciao Arezzo, ci rivediamo per la “seconda parte”.


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