Le spiagge dello sbarco

Il giorno numero 3 del nostro tour è interamente dedicato alla memoria perchè infatti se c’è un motivo per cui abbiamo deciso di venire a visitare la parte nord della Francia è proprio quello di assistere dal vivo ai luoghi che hanno segnato un cambiamento profondo dell’intero continente Europeo. Infatti a poco meno di 100 km da Honfleur ci sono le spiagge teatro del più grande massacro europeo della storia: le spiagge dello sbarco in Normandia.

All’alba del 6 giugno 1944, un corpo di spedizione alleato di dimensioni mai viste prese terra sulle coste della Normandia, presso la Penisola di Cotentin, sotto la direzione del generale americano Dwight Eisenhower ed il comando operativo del maresciallo britannico Bernard Montgomery, con un poderoso appoggio aeronavale.

All’invasione parteciparono, difatti, 6.000 vascelli, 4.000 mezzi da sbarco e 130 navi da guerra, che sottoposero le difese tedesche ad un intensissimo bombardamento.

La battaglia di Normandia si concluse il 26 agosto con la piena vittoria degli Alleati ma che portò con se una scia, inevitabile, di sangue: 225.000 vittime tra gli alleati e 200.000 per i tedeschi. Fu una carneficina impossibile da dimenticare. Infatti, da allora, il 6 giugno di ogni anno, solenni celebrazioni si svolgono per ricordare il cosiddetto «D-Day».

Sword, Juno, Gold, Utah e Omaha sono i nomi delle spiagge che cambiarono il volto alla nostra giovane Europa. E quella che ci apprestiamo a visitare è proprio la spiaggia dove si registrarono il maggior numero di vittime : Omaha Beach.


Immergersi nella storia non è affatto difficile perchè basta arrivare a ridosso della spiaggia per rimanere ammaliati dall’imponente stele commemorativa che svetta alta in cielo. Ai piedi tanti fiori e tante lettere, per lo più di americani che ricordano un proprio caro oppure un proprio connazionale. La spiaggia respira di malinconia e quando l’onda si infrange sulla riva sembra quasi sentire uno sbuffo. Ci sono tanti turisti ma anche tante persone del posto che non disdegnano un bagno rinfrescante. Scendiamo in spiaggia per vedere da vicino il monumento dei “coraggiosi” che si compone di tre sculture piantate sulla sabbia, ognuna con un significato diverso:

Le ali della speranza: In modo che lo spirito che ha portato questi uomini il 6 giugno 1944 continua a ispirarci, ricordandoci che insieme è sempre possibile cambiare il futuro.
Alzati, Libertà! : in modo che l’esempio di coloro che sono saliti contro la barbarie, ci aiuta a rimanere in piedi forte contro tutte le forme di disumanità.
Le ali della fraternità: perché questa ondata di fratellanza ci ricordi sempre la nostra responsabilità nei confronti degli altri e di noi stessi.
Il 6 giugno 1944 questi uomini erano più che soldati, erano nostri fratelli.

Parliamo con una persona del posto che ci ringrazia di essere lì e di mantenere vivo il ricordo di queste zone. Ci parla del “Pointe du Hoc“, la famosa falesia, e ci consiglia assolutamente di andarla a visitare. A piedi è distante, cosi riprendiamo la macchina (parcheggio gratis) e ci dirigiamo più a ovest. In 5 minuti siamo lì.
Ovviamente non c’è un biglietto anche se l’ingresso di questa falesia lo lascia pensare. Anche qui c’è un pochino da camminare ed è, ovviamente, una zona molto turistica ma ciò non intacca la solennità del luogo. Alcune guide ci dicono di fare attenzione alle grandi buche presenti lungo la falesia. Scopriamo essere ciò che resta dei bombardamenti del 1944. Quante bombe sono cadute dal cielo? A guardare le buche veramente tante!

Da piccolo tante volte immaginavo di essere in guerra e di combare da dentro una trincea sconfiggendo il cattivo, oppure, perchè no, di rifugiarmi in un bunker. Cercavo di immaginarmi come poteva essere chiudersi in quattro mura quando fuori c’era l’apocalisse! A tutte queste domande ho avuto risposta perchè al Pointe c’è la possibilità di scendere dentro i bunker che per molti anni sono state la “casa” dei tedeschi.

I muri bruciati, l’aria pesante e l’oscurità fanno da cornice agli interni di queste corazzate di cemento che per tanti anni fungevano da vedette tedesche. Scendiamo nei sotterranei e rimaniamo colpiti da quanto sia poco lo spazio abitabile: stanze strette e “soffitti” bassi.
Sul muro ancora i segni dell’attacco degli alleati.

Un brivido ci percorre tutta la schiena al solo pensiero che dentro questi bunker abbiano trovato riposo eterno moltissime anime. La luce filtra grazie a delle piccole finestrelle che, all’epoca, rappresentavano l’unico portale di comunicazione con il mondo esterno.
Seguiamo la luce dell’entrata principale per riemergere dalle tenebre. La luce ci acceca. Riprendiamo contatto con il mondo esterno. Continuiamo il nostro giro del Pointe du Hoc passando da un bunker all’altro e, chi più chi meno, ci lasciano dentro un senso di inquietudine. Scattiamo qualche foto e ci godiamo questo momento. Il sole è alto e caldo ma al contempo c’è una leggera brezza che rende tutto più piacevole. Ripongo la mia Sony dentro la borsa perchè è tempo di spostarci più ad est e tornare alla spiaggia dello sbarco, direzione Colleville-Sur-Mer perchè lì, ad attenderci, c’è il cimitero Americano.

Il cimitero Americano è situato vicino alla spiaggia Omaha ed è una immensa distesta verde che ospita 9387 corpi che diedero la vita per la propria patria, 307 di cui è ancora oggi risulta sconosciuta la provenienza e 4 di sesso femminile. Il silenzio e il rispetto sono i due pilastri di questo posto costruito nel 1949 e aperto al pubblico solamente nel 1961. Ci addentriamo in questo luogo sacro e lo facciamo in punta di piedi. All’entrata c’è una gigantesca vasca ricolma d’acqua che simboleggia il mare della Normandia, al cui margine è presente una lastra di marmo con incisa la sagoma delle spiagge del D-DAY e i loro nomi con frecce che stanno ad indicare le direzioni dello sbarco.

Per ogni soldato c’è una croce di marmo bianca con l’epigrafe del nome, della compagnia di appartenenza e la data della dipartita. Le croci sono tutte rivolte verso il mare, rivolte verso le spiaggie dove caddero in battaglia.
Nonostante ci troviamo in territorio francese, questo luogo è di proprietà del governo Americano.
Il cimitero memoriale americano e’ uno dei piu’ grandi in Europa, mentre canadesi e inglesi, anche loro con un altissimo contributo di vite umane, hanno preferito far riposare i loro caduti in più cimiteri anzichè in uno solo.

Camminando tra queste lapidi si respira un’energia particolare che è un misto tra tristezza e orgoglio, la tristezza per la morte di tutti questi soladati e l’orgoglio di tutti coloro che hanno dato tutto pur di peronare la loro causa.
Rimaniamo per scattare qualche foto e per assistere alle 16:30 al classico ammainamento della bandiera americana con tanto di inno a seguito.

Il pomeriggio passa velocemente e con sè anche questo terzo giorno di viaggio. Salutiamo per l’ultima volta il cimitero  e spalle alla spiaggia ci apprestiamo a risalire in macchina. C’è Bayeux che ci attende ma di lei ve ne parlerò nel prossimo post!

“And the rockets’ red glare, the bombs bursting in air,
Gave proof through the night that our flag was still there.”

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